Prima lezione di filologia by Alberto Varvaro

Prima lezione di filologia by Alberto Varvaro

autore:Alberto Varvaro [Varvaro, A.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: eBook Laterza
ISBN: EPUB9788858101636-109530
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2012-04-14T16:00:00+00:00


I criteri editoriali

La costruzione dello stemma dei testimoni è dunque una operazione delicatissima e difficile, da fare con la massima prudenza. Si tratta però di uno strumento fondamentale per decidere su quali basi debba essere costituito il testo da stampare. L’alternativa è la scelta a caso di uno qualsiasi dei testimoni, in base a criteri del tutto estemporanei (la disponibilità, la datazione, la completezza, la chiarezza di lettura, ecc.). In effetti lo stemma non è, non dovrebbe essere, che la schematizzazione dei rapporti reali che intercorrono tra i testimoni che ci sono pervenuti. Poiché non c’è dubbio che i testimoni discendano dall’originale attraverso una catena di copie, solo l’individuazione delle loro relazioni ci mette in grado di sapere quale testimone è più vicino all’originale o comunque più rispettoso del suo dettato e quindi più affidabile. Il procedimento è del tutto analogo a quello attraverso il quale si ricostruiscono i rapporti genealogici all’interno di una famiglia.

Il guaio è che alcuni dei presupposti di questo procedimento sono quanto mai labili. Lasciamo da parte la circostanza che la stessa esistenza di un originale non può sempre essere data per scontata. Abbiamo però visto che l’apparentamento dei testimoni non può avvenire se non in base alla presenza in essi di errori comuni e che il concetto di errore è il più soggettivo che ci sia. E dobbiamo aggiungere che la linearità dei rapporti tra le copie è in se stessa opinabile. Si è detto che il copista di un’opera non breve poteva cambiare di antigrafo da un giorno all’altro. Ora aggiungo che accade spesso che a margine di un codice o nell’interlinea un lettore di un codice A aggiunga più o meno sistematicamente lezioni ricavate dal confronto con un’altra copia B e che successivamente chi trae una ulteriore copia da A scelga volta per volta se accettare la lezione originale di A o quella segnata a margine. In questi casi insorge contaminazione e, come ha scritto molto tempo fa Paul Maas, «contro la contaminazione non si è ancora scoperto alcun rimedio».

Da tempo sappiamo inoltre che il procedimento basato sugli errori è intrinsecamente dicotomico: una lezione è (almeno a nostro parere) o giusta o sbagliata. Ciò porta a individuare ogni snodo dello stemma codicum in forma binaria: da una parte i testimoni che hanno l’errore, dall’altra quelli che non lo hanno, che peraltro non costituiscono una famiglia se non sono uniti da un proprio errore comune. La logica ci impone questa conclusione[18]. Ma sappiamo già che lo stemma è un riassunto schematico di storia genealogica, sicché uno stemma che non ha che ramificazioni dicotomiche ci dà l’impressione che di norma i codici, a cominciare dagli originali, siano stati trascritti sempre e solo due volte e ne discendano dunque sempre due copie, quella che non ha l’errore e quella che lo ha. In effetti una percentuale altissima di stemmi costruiti dai filologi è a due rami e tutti i tentativi di giustificare come realistica questa circostanza lasciano a dire il vero insoddisfatti: è mai possibile che



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